Data Visualization: i 5 errori più comuni da evitare assolutamente

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foto sulla data visualization con un grafico a mappa

Quando si parla di data visualization si fa riferimento alla pratica di tradurre informazioni in forma visiva. Esistono alcuni errori, piuttosto frequenti, che possono compromettere i risultati sperati rischiando di avere un effetto negativo sulla tua audience. In questo articolo ti sveleremo quali sono e come evitarli. Buona lettura!

Cos’è la data visualization

Il progresso tecnologico ci ha letteralmente sommerso di dati. Ogni giorno abbiamo a che fare con milioni, forse miliardi, di dati di ogni tipo e, di conseguenza, diventa sempre più importante comprenderli e attribuirgli un senso.

Capire in che modo interpretare correttamente i dati per poi trasformarli in informazioni utili a prendere decisioni più consapevoli non è cosa da poco, anzi.

Chiunque – o quasi – è in grado di inserire una serie di dati all’interno di una tabella per poi trasformarla in un grafico più o meno bello. Non tutti però sono in grado di estrapolare una storia partendo da quelle informazioni e in questo, purtroppo dobbiamo ammetterlo, i vari tool easy-to-use non sono nostri alleati.

Ed è qui che entra in gioco la data visualization, ovvero la rappresentazione grafica di informazioni e dati, da non confondere con una forma d’arte (anche se questa affermazione potrebbe non essere vera in alcuni, ma rarissimi, casi) quanto piuttosto con la scrupolosa applicazione di regole e visualizzazioni capaci di catturare la nostra attenzione sul messaggio che vogliamo comunicare.

Piattaforme di data visualization ce ne sono tante nel mondo online ma anche queste se non vengono maneggiate con cura e, soprattutto con cognizione di causa, possono portarci a risultati tutt’altro che desiderati.

Ecco perché abbiamo selezionato i 5 errori più comuni da evitare assolutamente. Vediamoli insieme:

1. Ignorare il pubblico di riferimento

Prima di metterti comodo davanti al pc e trascorrere ore intere alla realizzazione di un grafico che non vedrai l’ora di condividere con la tua audience, fai un passo indietro – anche due se c’è bisogno – e rispondi sinceramente a questa domanda: a chi mi sto rivolgendo? qual è il messaggio che voglio trasmettere e come voglio comunicarlo?

Se hai risposto facilmente a questa domanda, procedi pure; altrimenti prenditi il giusto tempo per individuare la tua audience.

Uno degli errori più comuni e, non a caso, è il primo della lista proprio perché si tratta del punto di partenza di qualsiasi progetto al quale si lavora, è non avere ben chiaro a chi ci si vuole rivolgere.

Anche quando si parla di dati, cifre e numeri bisogna tenere in considerazione l’audience e il tipo di messaggio che si vuole veicolare, ricordandosi sempre di badare al contesto di riferimento.

Alcune tipologie di grafici, ad esempio, vengono utilizzati in settori specifici per comunicare informazioni precise relative a quel determinato ambito. Possiamo ricordare il candlestick, o anche chiamato grafico a candele giapponesi, noto per rappresentare l’andamento dei titoli azionari (ti consigliamo di leggere un interessante articolo sull’argomento qui).

Un consiglio utile potrebbe essere quello di creare la rappresentazione grafica che vorremmo proporre al nostro pubblico e mostrarla a un amico: chiedigli di dirti onestamente su quale punto focalizza l’attenzione, quali domande ha in mente e quali osservazioni fa. Sicuramente è un ottimo modo per correggere eventuali errori in anticipo.

2. Sbagliare il tipo di grafico

Scegliere il tipo di rappresentazione per le informazioni che vogliamo veicolare alle volte può mandarci fuori strada e portarci a fare scelte non del tutto giuste che faranno sembrare la nostra storia più difficile di quanto realmente sia.

E allora cosa scegliere tra un grafico a barre, a cascata o a linee?  Per rispondere a questa domanda il primo passo è capire il tipo di messaggio che vogliamo trasmettere e, di conseguenza, individuare la soluzione che meglio possa rispondere alle esigenze della nostra audience.

Alcuni tipi di rappresentazioni sono più idonee in alcuni contesti piuttosto che altri, come affermato anche da Cole Nussbaumer Knaflic, autrice del libro Storytelling with Data. Vediamo quali sono:

Grafici a torta

Si prestano bene ad esprimere le proporzioni, solitamente in percentuale, tra i dati. Alcune volte, però, vengono utilizzati in modo improprio: ad esempio, per valutare la dimensione in valori assoluti, confrontare i dati tra più torte o visualizzare valori percentuali che non raggiungono, nel totale, il 100%.

Grafici a barre

Sono tra i grafici più comuni per visualizzare i dati. Risultano particolarmente utili per confrontare categorie di dati, come le vendite per prodotti, mentre andrebbero assolutamente evitati per rappresentare un andamento temporale. In quel caso, la soluzione più adatta sarebbe un grafico a linee.

Grafici in 3D

Questa è probabilmente una delle regole primarie quando si parla di data visualization o visualizzazione dei dati: il 3D è bandito. Il motivo è piuttosto semplice e risiede nel fatto che la terza dimensione distorce i numeri, rendendoli quasi impossibili da confrontare. Inoltre, il 3D introduce elementi che non apportano valore alla rappresentazione grafica, ma solo distrazione. In sintesi, se vogliamo evitare un feedback negativo, non usiamoli.

illustrazione sulla data visualization con un grafico in 3dGrafici con assi y secondari

Non sempre è una buona idea aggiungere un secondo asse y verticale sul lato destro del grafico e questo perché potrebbe risultare poco intuitivo capire quali dati debbano essere letti rispetto a un asse o all’altro.

3. Sovraffolare il grafico di informazioni (inutili) evitando la tentazione dell’effetto WOW

Hai individuato il pubblico a cui comunicare il tuo messaggio, hai anche capito quale tipo di visualizzazione si adatta meglio all’informazione che vuoi veicolare e adesso arriva il momento di inserire i dati all’interno del tuo grafico.

Prima di procedere però ricorda che ogni elemento in più che inserisci comporta uno sforzo cognitivo maggiore al tuo pubblico: in sintesi, ogni dato per essere compreso deve essere prima elaborato e questo richiede energia cerebrale.

Quindi, più informazioni aggiungeremo più metteremo sotto stress la nostra audience e più alto sarà il rischio che tutti quei dati non verranno mai compresi e avremo perso per sempre l’attenzione della nostra audience.


La soluzione? elimina il superfluo, tutte quelle informazioni che non portano valore alla comunicazione e che fanno sembrare complesso ciò che, in realtà, non lo è. In gergo si parla di decluttering, ovvero ripulire i grafici.

Vediamo quali sono gli elementi che rendono la visualizzazione caotica:

  • titolo in grassetto: è bene inserirlo, ma non c’è bisogno di dargli così tanta enfasi con il bold , piuttosto utilizza un peso diverso come un semi-bold o un medium ed evita una dimensione del carattere sproporzionata rispetto al resto dei testi presenti nel grafico.
  • bordo e griglie del grafico: non aggiungono valore informativo e potrebbero solo distrarre dai dati sui quali vogliamo focalizzare l’attenzione.
  • legenda: meglio etichettare direttamente le linee senza costringere l’audience a fare avanti e indietro tra la legenda e i dati.
  • assi x e y: una best practice può essere quella di portarli sullo sfondo e colorarli di grigio, così da non farli competere visivamente con i dati.
  • uso eccessivo del colore: di questo ne parleremo meglio nel prossimo paragrafo, ma ricorda che troppo colore, non è un bene.

4. Utilizzare troppi colori nei grafici

Lo so che fremi dalla voglia di realizzare una rappresentazione grafica super accattivante e condividere il duro lavoro fatto finora con la tua audience, ma ricorda che non stai presentando l’ultima collezione primavera/estate dove puoi sfoggiare mille colori, quindi facciamo valere il principio di less is more .

Il consiglio? Piano con i colori!

Questa premessa era importante per dire che anche se il colore è un aspetto fondamentale della data visualization, è bene ricordarsi di utilizzarlo con cautela. Un uso eccessivo farà perdere il loro valore preattentivo e distoglierà l’attenzione dalle informazioni a cui vogliamo dare rilevanza. Esistono alcune best practice che vengono in nostro soccorso.

1. Usa il colore in modo strategico

Il primo aspetto da tenere presente è quello di utilizzare il colore quando necessario e in modo strategico perché anch’esso deve comunicare un’informazione: non tutti i grafici hanno bisogno di essere colorati con diverse tonalità, quindi se non c’è motivo di evidenziare un dato che in realtà non è rilevante, perché farlo?

Ricorda, la tua audience ti ringrazierà.

2. Sii coerente

Un ulteriore aspetto che non deve passare in secondo piano riguarda la coerenza nell’utilizzo dei colori . Cambiare continuamente i colori per tenere viva l’attenzione del pubblico non è la soluzione ideale. Se pensi che ci si possa annoiare leggendo il tuo grafico, forse dovresti riguardare la storia che vuoi comunicare, ma non la palette colori.

Un cambio colori serve a comunicare una variazione all’interno del grafico che va, di conseguenza, spiegata. Se non è realmente presente, andremo a creare solo confusione.

3. Presta attenzione all’impatto emotivo dei colori

Che il colore evochi emozioni è un dato di fatto. Pertanto, durante la fase di realizzazione del tuo grafico, stabilisci un tone of voice da assegnare alla rappresentazione grafica e scegli i colori che meglio si prestano a suscitare determinate emozioni nel tuo pubblico.

Dal momento che l’essere umano è abituato ad associare colori ed emozioni, utilizzare il rosso, ad esempio, per comunicare un incremento e il verde per indicare una perdita, sarebbe controproducente.

Da non dimenticare , infine, soprattutto quando ci si rivolge ad un pubblico internazionale, di fare attenzione alle associazioni che i colori rappresentano nelle diverse culture. Su questo argomento David McCandless ha scritto un libro molto interessante che ti consiglio di leggere.

5. Creare fraintendimenti con grafici poco chiari

La cosa peggiore che possa accadere quando si cerca di interpretare un grafico, è creare fraintendimenti. Sbagliare il tipo di rappresentazione grafica può portare a interpretazioni sbagliate che possono avere conseguenze poco piacevoli , soprattutto quando si devono prendere decisioni importanti. E a quel punto, sarà difficile smuovere le false convinzioni che abbiamo creato nel nostro pubblico e riconquistare fiducia e reputazione.

L’esempio che segue spiega esattamente di cosa stiamo parlando. L’asse x mostra un arco temporale con intervalli regolari di un anno dal 2010 al 2012, per poi rappresentare l’anno 2013 suddiviso in quattro trimestri. Se non si presta attenzione, si potrebbe interpretare un rallentamento dei crediti deteriorati, mentre se l’anno 2013 fosse stato mostrato come un unico intervallo di tempo, sarebbe emerso l’esatto contrario.

Conclusioni

Questi sono tra gli errori più comuni quando si parla di data visualization. Evitarli ti permetterà di comunicare la tua storia basata sui dati in modo efficace e di entrare in sintonia con la tua audience. Alla fine, tutti i suoi sforzi saranno ripagati e tu sarai pienamente soddisfatto.

Ricorda che alle volte non è necessario strafare e che il grafico perfetto è quello che risulta più facile da leggere per i tuoi spettatori.

Non perdere l’occasione di realizzare i tuoi grafici in modo totalmente gratuito con la nostra piattaforma di data visualization BStreams, tenendo a mente i consigli che hai letto in questo articolo.

Non vediamo l’ora di vedere i tuoi progetti e ricondividerli!